Ricostituire la fertilità naturale dei suoli, tutelarne la biodiversità, portando in tavola alimenti coltivati assecondando i cicli naturali della terra.
Una recente analisi condotta da Coldiretti e Symbola, diffusa in occasione della presentazione del Rapporto Greenitaly, conferma che l’Italia è ai vertici mondiali per aree coltivate a biologico con 1,95 milioni di ettari nel 2018 pari al 15,5% della superficie agricola.
L’agricoltura biologica è dunque una realtà in costante crescita, sempre più produttori scelgono di percorrere la strada della sostenibilità, a fronte di un mercato di consumatori che pone maggiore attenzione alla qualità, alla provenienza e agli impatti ambientali degli alimenti che porta in tavola.
Ed è proprio l’attenzione alla qualità, alla provenienza e alle tecnologie di lavorazione e trattamento delle matrici organiche rinnovabili di cui si compongono i concimi Fertileva a consentirne l’utilizzo in regime di agricoltura biologica, in relazione alla quale, il nuovo Regolamento (UE) 2018/848 stabilisce quanto segue:
1.9.1. “Nella produzione biologica vegetale si impiegano tecniche di lavorazione del suolo e pratiche colturali atte a salvaguardare o ad aumentare il contenuto di sostanza organica del suolo, ad accrescerne la stabilità e la biodiversità, nonché a prevenirne la compattazione e l’erosione.”
in materia di fertilizzazione del terreno dunque, l’apporto di sostanza organica riveste un ruolo cruciale, convinzione che si sposa a pieno titolo con la composizione dei concimi Fertileva, regolarmente iscritti nel Registro dei fertilizzanti ad uso biologico (D.lgs 75/2010), non ottenuti quindi attraverso sintesi chimica, diversificati per composizione al fine di rispondere proficuamente a tutte le esigenze colturali, ma assolutamente allineati per l’alto titolo di sostanza organica humificata in essi contenuta.
Sostanza organica che deriva dall’adeguato trattamento di risorse rinnovabili, le uniche non destinate ad esaurirsi e le sole a non provocare danni all’ambiente.
I prodotti Fertileva preservano dunque la complessità genetica e metabolica della microflora del suolo e con essa vita, fertilità e produttività dello stesso, in assoluto accordo con quanto sancito dal Regolamento UE in materia di produzione biologica e con quelli che sono limiti imposti dalle direttive europee sul consumo di nitrati e sul contenimento delle emissioni climalteranti.